Violenza nel Calcio, determinante il ruolo delle Società.

     Il portiere del Livorno, Pinsoglio, aggredito di notte sotto casa davanti alla madre, dopo l’ultima di campionato in serie B a causa di un errore che ha deciso il risultato della sua squadra è solamente l'ultimo episodio, in ordine di tempo, che riguarda la recrudescenza dei fenomeni criminali dentro e fuori gli Stadi di calcio.
     Infatti, dopo la recente finale di Coppa Italia tra Juventus e Milan, in un bar del centro di Roma vengono aggredite e accoltellate due persone, una al torace e l’altra alla schiena, da parte di ultras del Milan scesi da un pullman, il cui conducente è stato obbligato a fermarsi proprio davanti al locale.
     Il recente ritrovamento di mazze, bastoni, coltelli, bombe carta e sostanze stupefacenti ci riporta, purtroppo, alla caso di Ciro Esposito ucciso con un colpo di pistola due anni prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
     Siamo quindi in presenza di gravi episodi di violenza provocati da soggetti che spesso hanno una identificazione con i club e che sono di una gravità tale da non poter più essere relegati a semplici episodi "isolati" vedasi, non più tardi di due mesi fa, l'aggressione subita dai giocatori del Foggia, aggrediti, minacciati e schiaffeggiati da ultras che hanno intercettato il loro pullman.
     Ci troviamo quindi in presenza di vere e proprie organizzazioni inclini alla violenza considerato che la possibilità di uccidere è estremamente alta.
     Preoccupa, inoltre, che a comandare e a dirigere quel tifo vi siano spesso personaggi ambigui se non addirittura criminali come è emerso dalle indagini che avevano messo in collegamento gli stessi con diverse organizzazioni di stampo mafioso. Comportamenti del tutto simili a quelli delle organizzazioni criminali che perpetrano, con identiche modalità, la paura e che colpiscono indiscriminatamente quanto imprevedibilmente.
     Per questo, come Silp Cgil, abbiamo più volte ricordato le responsabilità delle società che devono fare di più per isolare violenti e criminali contribuendo a mettere in atto tutte quelle attività preventive che le autorità di polizia hanno nel corso degli anni individuato per rendere sempre più sicuri gli impianti e le pertinenze di essi.
     Ciononostante non è stato, purtroppo, dato sempre riscontro a tali esigenze di sicurezza tese a prevenire detti fenomeni che hanno origini già datate nel tempo, vedasi i disordini scoppiati a Bergamo nel 2010 con incidenti nei pressi della Berghem fest di alzano lombardo quando i tifosi - che contestavano l'introduzione della tessera del tifoso - cercarono di avvicinarsi al palco ove si stava svolgendo un dibattito con importanti esponenti leghisti tra i quali il ministro dell'Interno Maroni e il ministro Calderoli. Negli scontri ai margini della festa vennero peraltro incendiate alcune autovetture e distribuiti volantini da parte dei tifosi dell'Atalanta contro la polizia e il questore del luogo.
     All'epoca la procura di bergamo instaurò un procedimento contro una serie di esponenti della curva contestando loro il vincolo associativo; nelle fasi successive l' A.G non ritenne sussistere l'associazione a delinquere per cui i tifosi vennero perseguiti per i singoli reati loro attribuiti.
     Anche nel napoletano le cose non vanno meglio, Il capo ultras che si vede ormai su tutti i giornali e su tutti i notiziari è Gennaro de Tommaso, detto “genny la carogna”, soprannome ereditato dal padre Ciro de Tommaso, originariamente affiliato ai clan “Giuliano di forcella”, poi passato nelle file  dei “Misso del rione Sanità”.
     "Genny” era il capo ultras dei mastiffs presenti nella Curva A, di cui ne fanno parte i tifosi del rione “Forcella”, residenti tra via Pietro Colletta e Piazza A. Gaetano che aderiscono a tale gruppo con tifosi residenti nei Comuni di Portici e S. Giorgio in provincia di Napoli.
     Il gruppo di tifosi denominati “mastiffs” sono capeggiati da “genny a carogna” e Angelo Minichino, fa parte di questa associazione di tifosi anche Carmine Tolomelli, dell’omonimo clan, figlio del bos del rione sanità e Michele Capuano figlio di Tonino, noto pregiudicato ucciso in un agguato di cammorra.
     Tutto ciò senza considerare le cosiddette “teste matte “ e “i vecchi “lions” con base logistica nei Quartieri Spagnoli, la “masseria cardone” di Secondigliano e il rione sanità fino ai "bronx” del quartiere di S. Giovanni.
     Di queste tifoserie, appartenenti a sodalizi criminali, ne ha parlato il pentito di Camorra Emiliano Zapata Misso, nipote del “famoso” ex Capo Clan dei Quartiere Sanità Giuseppe Misso, soprannominato “o nasone”, condannato, tra l’altro, per l’attentato al rapido 910 dove persero la vita molte persone.
     Va infine ricordato anche quanto accaduto in Campania il 10.11.2011 in occasione del derby salernitana-nocerina e il 24.03.2014 durante la partita Giugliano-vollese.
     Tali episodi, che si ripetono nel tempo e che danno l'idea della loro gravità, non possono venire contrastati dalle sole forze di polizia poiché, ciò che serve veramente, è una sinergica azione nell'ambito delle tifoserie con l'allontanamento di soggetti che nulla hanno a che vedere con lo Sport.
     Questa è sempre stata la nostra opinione senza sottovalutare che l'impiego di centinaia di poliziotti e carabinieri nel corso dele partite (circa 2000 uomini sono giornalmente impegnati durante i match calcistici) impoverisce di molto l'attività delle forze dell'ordine sul territorio, in particolare in quelle provincie dove sono gravi le carenze di organico tra gli apparteneti alle forze dell'ordine.
     In tale contesto, le risorse per gli straordinari, le missioni e per tutte le spese riguardanti l'ordine pubblico, vanno a scapito della normale attività dal controllo del territorio come dell'attività investigativa senza che le società contribuiscano a ridurre una spesa che è ancora a carico dei cittadini.
     In Inghilterra, in merito, esiste una fortissima responsabilizzazione delle società sportive, accompagnata da un complessivo miglioramento delle strutture sportive sostenuto e parzialmente finanziato dallo Stato, successivo al fallimento di una misura simile alla nostra “tessera del tifoso”.
    Ance in Germania vige una stretta collaborazione tra società sportive e amministrazione pubblica, ciononostante, sebbene si sia riusciti a ridurre corposamente il numero di scontri violenti dentro e fuori gli stadi, in nessuno di questi paesi il problema può dirsi del tutto risolto. Altro aspetto i tanti, troppi, morti e feriti che hanno riguardato spettatori e forze dell'ordine impegnate in simili delicati servizi, tra questi ricordiamo gli episodi di guerriglia urbana scoppiati il 2 febbraio del 2007 che sono costati la vita all'ispettore Capo Filippo Raciti.
     Se nel nostro Paese, anche dopo il caso Raciti, sono stati molteplici gli interventi legislativi e di polizia finalizzati a contrastare la recrudescenza del fenomeno va però anche sottolineato che, a parte gli indispensabili interventi volti a modificare l'approccio socio-culturale, la spirale di violenza oggi in atto necessita di inderogabili quanto adeguate risposte sul versante della prevenzione che possono trovare soluzione unicamente attraverso la collaborazione di tutti i soggetti "in campo" ad iniziare dalle società il cui contributo è, in questo senso, decisivo e assolutamente determinante.
    Roma, 21 Maggio 2016.                                                Editoriale del Segretario Generale Silp Cgil Daniele Tissone

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