“Quando il confronto delle idee si trasforma in insulto”.

Non so se aveva ragione Umberto Eco quando disse, in una memorabile lectio magistralis tenuta all’Università di Torino, che i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli o se è azzeccata la recente definizione coniata dal direttore del Tgla7, Enrico Mentana, che ha parlato di “webeti”. Una cosa è certa. Facebook, Twitter e i social in genere, sempre più importanti per la comunicazione anche tra colleghi, sono diventati, purtroppo, terreno di scontro più che di utile confronto. Scontro che in molti casi assume la connotazione della violenza verbale e dell’insulto, senza contare la gravissima questione delle mistificazioni e delle cosiddette “bufale”, dove tutti parlano di tutto e dove molti, troppi rivendicano cose di cui non hanno titolo e merito. Avviene, come è facile intuire e come sa chiunque di noi abbia un profilo Facebook o un account Twitter, pure nel mondo dei sindacati di polizia. Specialmente in questo periodo di adesioni e disdette. Registro, non a caso, un perverso automatismo: laddove mancano le idee, laddove i “leader” di talune organizzazioni alzano i toni per nascondere la carenza di contenuti e proposte, laddove vengono appositamente pubblicati post provocatori o distanti dalla realtà, un certo numero di fedelissimi si lascia andare a commenti pubblici indegni per un appartenente alle forze dell'ordine. Indegni, mi sia permesso dirlo, per qualsiasi cittadino che non rientri in quel novero – fin troppo ampio – di analfabeti funzionali, persone in buona sostanza che non riescono o non possono usare appieno le normali abilità di lettura, comprensione e calcolo. Noi del Silp Cgil avremo, forse, molti difetti. Certamente, abbiamo un pregio e voglio dirlo senza falsa modestia: da noi improperi ed offese nei confronti di altri colleghi, esponenti sindacali, politici o di governo, non trovano e non troveranno mai comprensione o tolleranza. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza in passato ha sanzionato dei colleghi anche per un “mi piace”. Non sempre mi sono trovato d’accordo su tali scelte, ma mi hanno fatto riflettere, ancor più in questo periodo. E’ necessario, quindi, da parte di tutti noi grande buon senso e piena consapevolezza nell’utilizzo dei social. Forse, da questo punto di vista, potrebbe essere valutato un regolamento per gli operatori delle forze dell’ordine, che delinei con chiarezza la cornice entro la quale tutti noi possiamo e dobbiamo muoverci utilizzando Facebook, Twitter etc anche per non incorrere in responsabilità di vario genere (disciplinare, civile e penale). La libertà di opinione – sacra, inviolabile e costituzionalmente garantita –, infatti, non può essere scambiata per libertà di insulto e non può esserlo, soprattutto, per un poliziotto e, anche in questo caso, ognuno, come sempre, sa di doversi assumere le proprie responsabilità.

 

Roma,14 Settembre 2016 Editoriale del segretario generale del Silp Cgil Daniele Tissone

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