di Daniele Tissone

E’ di pochi giorni fa la notizia che il 25 settembre l’Italia andrà al voto e già riprende il classico tormentone di un Paese che sarebbe alla mercè di ogni tipo di criminalità e in cui la violenza ormai dilaga. L’episodio di Milano ha dato inizio, ma già i numerosi sbarchi sulle nostre coste lo avevano anticipato, al solito can can di chi, sfruttando incertezze e paure, evoca spettri amplificando ogni fenomeno di cronaca tanto da disegnare un quadro di criminalità dilagante che, da alcuni anni, risulta in controtendenza alla luce della diminuzione reale dei reati denunciati nel nostro Paese. Va detto, per onestà, che non tutti i reati diminuiscono. Se calano quelli più gravi come gli omicidi o le rapine i reati perniciosi commessi sul web o quelli di genere sono, al contrario, in aumento. Invertire lo status quo di come si è sempre affrontato il tema attraverso approcci emergenziali, senza un disegno strutturale e prospettico che metta al centro un’idea duratura di sicurezza pubblica è oggi più che mai necessario e se ciò non dovesse avvenire non faremo altro che dare ragione a coloro che invocano politiche securitarie alimentando le incertezze nella popolazione tanto da amplificare l’insicurezza percepita che “cresce” di giorno in giorno nel Paese. Il fallimento della “polizia di prossimità” introdotta con il Poliziotto di Quartiere e causata dai tagli ragionieristici alla spesa associata alla riduzione del turn-over delle Forze di Polizia, ridottosi di oltre il 55% nel corso degli anni e solo di recente ripristinato rappresentano, purtroppo, quanto finora accaduto. Stesso dicasi per l’operazione “strade sicure” che, nonostante gli elevati costi, non ha sortito alcun risultato sul versante della prevenzione reale tanto da farci affermare che se avessimo trasferito tali bilanci nelle assunzioni di personale non ci ritroveremmo forse oggi con caserme dell’Arma dei Carabinieri o con Commissariati di Polizia senza personale oltre che con operatori ultracinquantenni impiegati a fronteggiare ogni genere di criticità. Le norme varate con gli ultimi decreti sicurezza, le modifiche in materia di detenzione delle armi presso le abitazioni, come pure la legge che ha modificato la legittima difesa non hanno fatto altro che creare ulteriori ansie tra la popolazione senza risolvere i problemi se non peggiorandoli. Quello che serve, al contrario delle facili ricette ai problemi complessi, è un progetto sistemico che coinvolga la cittadinanza, le amministrazioni locali, gli esperti in materia, che sia capace di raccordarsi con le istituzioni deputate al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica per mettere in campo nuovi progetti. La prevenzione deve costituire la principale forma di contrasto ai reati predatori anche attraverso una più mirata ed efficace formazione degli operatori di polizia, strategica per una società moderna e più sicura. Infine, anziché gridare genericamente al lupo al lupo, non facciamo mancare alla sicurezza le necessarie risorse per sopravvivere assumendo nuovi giovani e creando apparati di controllo del territorio efficienti e in grado di rispondere alle istanze dei cittadini, in particolare per le fasce più deboli della nostra Società. Fare da cassa di risonanza ad ogni episodio di cronaca senza agire strutturalmente sulle cause dei problemi nel medio lungo termine è deleterio oltre che inutile. L’auspicio è che la Politica perda questo vizio atavico assumendosi le proprie responsabilità sia quando è al governo sia quando fa l’opposizione. Magari anche avendo la sensibilità necessaria a migliorare le condizioni di vita e di lavoro di chi serve il Paese.

Segretario Generale Silp Cgil

 

PUBBLICATO SU HUFFINGTON POST

VI Congresso Nazionale Silp CGIL
Speciale 20 anni SILP CGIL
Convenzioni SILP
SILP Telegram
Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca questo link. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.