Caso Cospito, nuove minacce anarchiche. C'è chi pensa di introdurre il reato di terrorismo di piazza, che rischia però di essere controproducente. La strada da portare avanti è diversa. La politica si assuma le proprie responsabilità.

 

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L’attenzione è alta. Più alta dei giorni scorsi, perché le lettere inviate a firma della Federazione anarchica informale ad alcune aziende, con minacce specifiche nei confronti di un manager, “destano preoccupazione”. Al momento, però, si affida il caso alla magistratura, si attende di capire l’autenticità dei volantini anarchici che inneggiano ad Alfredo Cospito, minacciano di uccidere un manager “davanti alla sua famiglia” e riportano come mittente il nome della compagna dell’anarchico in sciopero della fame contro il 41 bis. Il governo si tiene pronto ad alzare l’allarme. Ma solo se dovesse servire. Tra il Viminale e gli ambienti di polizia la cautela e il timore si mescolano in queste ore. Perché le parole riportate in quei volantini di minaccia - "La Fai, federazione anarchica informale, non dimentica Alfredo e gli altri compagni e per risposta all'attacco alla libertà del movimento anarchico colpirà gli uomini per far morire le strutture", è una delle frasi che si possono leggere - non sono da sottovalutare. Ma bisogna evitare anche che si crei uno stato di allerta, e di paura, generale nella popolazione. Intanto l'ennesima grana relativa al caso Cospito si abbatte sul governo. Il sottosegretario Andrea Delmastro è indagato per la vicenda della relazione del Dap il cui contenuto è stato raccontato da Giovanni Donzelli in Parlamento. A riferire del contenuto di quella relazione era stato proprio delmastro, che domani sarà sentito dalla procura di Roma.

"Gli episodi delle lettere con proiettili di matrice anarchica inviate ad aziende e manager sono al vaglio degli inquirenti, ma sono modalità già viste su cui le forze dell'ordine hanno un livello di attenzione già alto. Dobbiamo però lanciare messaggi sempre molto equilibrati, non di sottovalutazione ovviamente, ma neanche bisogna far preoccupare la gente", ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Mentre scriviamo, non ci risulta siano prese misure specifiche a tutela del manager menzionato in una delle lettere di minaccia, che lavorerebbe in un’azienda di Bolzano, l’Iveco Defence Vehicles, che produce veicoli per la difesa. Più procure, nel nord Italia, sono al lavoro principalmente per accertare la veridicità del messaggio - arrivato anche ad altre aziende e a un giornale - e per capire se effettivamente sia stata inviata dalla Fai. Per quanto non si ritenga ci sia un pericolo imminente: "Verme della società che orienta e determina le guerre per fare ricchezza ingiusta con qualsiasi mezzo, traditore di ogni ideale per arricchire il sistema - sono i termini minacciosi della lettera - indossa mille maschere ma vende morte e non lo racconta nemmeno ai figli (...). Verrà colpito a morte davanti alla famiglia". Parole che vanno vagliate con attenzione dagli addetti ai lavori, anche per capire se il legame con Cospito sia effettivo, o se la solidarietà al detenuto militante del Fai sia solo millantata.

Le condizioni dell’anarchico al momento restano fragili ma stabili: da qualche giorno ha ripreso a mangiare yogurt e ad assumere gli integratori. Resterà ancora in ospedale, nell’attesa che i rischi cardiaci rientrino. È atteso per i prossimi giorni il parere del Comitato nazionale di bioetica sull’eventualità dell’alimentazione forzata. Eventualità che, però, dovrebbe essere esclusa da una disposizione anticipata di trattamento di Cospito stesso, come ha ribadito tanto il suo avvocato quanto gli esperti della materia.

Intanto, proprio all’indomani dell’informativa del ministro Carlo Nordio sul 41 bis a Cospito e sul caso Delmastro Donzelli - nel corso della quale il Guardasigilli ha rivendicato il mantenimento del carcere duro per l’anarchico - la maggioranza coglie l’occasione per ribadire la pericolosità dell’anarchico che al momento si trova nell’ospedale San Paolo di Milano: "Le gravi minacce dei gruppi anarchici che annunciano un omicidio per rivendicare la situazione di Alfredo Cospito, ci confermano che le valutazioni di Nordio sulla permanenza del 41 bis sono corrette e che manca una condanna unanime sulle attività eversive degli anarchici”, sostiene Alfredo Antoniozzi, vice presidente del gruppo parlamentare di FdI. "Siamo stanchi delle continue intimidazioni da parte degli anarchici e dei sostenitori di Cospito. Nell'esprimere solidarietà per le minacce di morte rivolte a diverse aziende e ad un giornale, ribadiamo la ferma condanna ad ogni azione violenta o criminale. Non ci lasceremo intimidire da queste azioni provocatorie”, dice Maurizio Gasparri, che lancia un attacco all'opposizione: "Tutti uniti contro il terrorismo della mafia. E basta al turismo carcerario di Pd e altre sinistre a sostegno di Cospito e dei suoi vicini di cella mafiosi". Per Simona Malpezzi, capogruppo dem in Senato, si tratta di "parole gravi e francamente inaccettabili". Il Guardasigilli tiene il punto anche durante il question time in Senato: "Il parere della procura nazionale antimafia è nettissimo". La Dna, però, ha aperto anche alla revoca del 41 bis in favore dell'alta sicurezza.

Da giorni, infine, si fa largo la proposta di introdurre un nuovo reato, quello di terrorismo di piazza, per reprimere le manifestazioni violente. I primi sostenitori di questa prospettiva sono alcuni sindacati di polizia, come Fsp: “Si delinei un'apposita fattispecie che lo preveda e lo punisca severamente, e soprattutto che ci fornisca strumenti adeguati per intercettare eventi del genere, impedendogli prima della prossima guerriglia”, sostiene Valter Mazzetti, leader del sindacato. Un parlamentare di FdI, Riccardo De Corato, ha dato seguito alla richiesta, presentando una proposta di legge.

Ma la prospettiva non entusiasma tutte le sigle sindacali di categoria: “Non è con le leggi speciali che si gestiscono fenomeni apparentemente straordinari. Il diritto penale pone già le condizioni per perseguire gli autori di atti violenti durante le manifestazioni. Creare un altro reato potrebbe addirittura essere controproducente”, dice ad HuffPost Pietro Colapietro, segretario Silp Cgil. “Faccio - continua - presente che una norma ad hoc per reprimere le manifestazioni violente potrebbe essere applicata non solo agli anarchici ma, ad esempio, alle manifestazioni per il diritto all’abitare, a chi in generale protesta per un diritto. La politica deve fare la politica, senza strumentalizzare il fenomeno del momento, ma cercando di non trasformare i fenomeni di allarme sociale in fenomeni di ordine pubblico. Piuttosto, si investa in assunzioni straordinarie e in formazione a tutto tondo. Servono risorse effettive, non proclami”.

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