Chiacchiere e distintivo. Meloni promette ma non mantiene: i poliziotti sono in rivolta I sindacati dei poliziotti sono imbufaliti. La Silp-Cgil va in piazza con Landini per un contratto scaduto da tre anni e per il problema degli straordinari. Le sigle della penitenziaria, con quattro carceri in subbuglio in 48 ore, sono esasperate: “Chiediamo a Mattarella di proclamare lo stato d’emergenza”

29 Luglio 2024 alle 13:55

A giudicare dall’umore degli uomini e delle donne in divisa, storica costituency del centrodestra, il governo Meloni “non può ostinarsi a non ascoltare i professionisti della sicurezza” spiegano le sigle sindacali di polizia e polizia penitenziaria consultate da Huffpost. Per la Polizia di Stato, infatti, resta ancora incerto il destino dei rinnovi contrattuali. L’ultimo contratto di categoria è scaduto a fine 2021 e il nuovo accordo triennale, oggetto di negoziato in questa calda estate, dovrebbe entrare in vigore dal 2025, quando paradossalmente sarà già scaduto. Per questo i poliziotti della Silp-Cgil, mercoledì 31 luglio, saranno in piazza insieme al leader della confederazione generale, Maurizio Landini, per la prima volta fianco a fianco fisicamente alle divise mobilitate. Per la polizia penitenziaria, invece, la situazione è persino più drammatica. Nel solo weekend si sono registrate almeno quattro rivolte rilevanti da Nord a Sud, con i sindacati dei secondini uniti nel denunciare la stessa cosa: il governo, invece che intervenire, preferisce non riconoscere il problema, girandosi dall’altro lato. In media, lo stipendio di un poliziotto si aggira sui 1600 lordi al mese. Dopo tre anni di inflazione cumulata al +17%, denuncia il sindacato Silp-Cgil, l’aumento che il governo si appresta a riconoscere al comparto si limita al +5,7%. Questo significa che, facendo due conti, ogni poliziotto subirà, ogni mese, una perdita del potere d’acquisto pari a 181 euro in media. “Ecco un altro motivo per cui le forze dell’ordine – spiega Pietro Colapietro, il segretario del sindacato di polizia – perdono il loro appeal presso chi valuta i suoi concorsi”. Contro la fine del mito del ‘è un duro lavoro, ma comunque ben pagato’, la Silp si mobilita, cinquanta città per cinquanta sit-in, il principale a Roma, in piazza Capranica alle 10 di mercoledì, con la presenza straordinaria, per la prima volta a una mobilitazione Silp, del segretario generale della Cgil Landini. I poliziotti si dicono pronti a far sentire la loro voce contro un governo che, continua Colapietro, riempie le cronache di proclami a favore della sicurezza, ma poi si limita solo ad “approvare decreti inutili”, da quello contro i rave alla stretta sugli eco-vandali. “Non si potenzia la sicurezza semplicemente aumentando le pene contro chi imbratta un commissariato”. La via da seguire è quella di investire, “non solo sugli stipendi ma anche, ad esempio, sulla paga di straordinari, festivi, notturni e via dicendo”, livelli salariali che, a differenza del tiepido aumento in busta paga che arriverà con il rinnovo del contratto, resteranno tali e quali a quelli dei contratti precedenti. E questo è un grosso problema, segnala la Silp: “Per le forze di polizia fare straordinario non è un optional. Siamo obbligati a farlo perché siamo sotto organico di diverse migliaia di unità. Nei prossimi anni, tra l’altro, andranno in pensione dai 20 ai 30mila colleghi. Il governo non può pensare di sostituirli con qualche assunzione una tantum, per ora più annunciata che altro”. Una criticità, quella del personale da sostituire, che crea un disagio non solo tra i poliziotti costretti ai doppi o ai tripli turni, ma anche per i cittadini. Da ultimo, è notizia di questi giorni, la questura di Roma si appresta a chiudere due sezioni volanti nella capitale. Meno volanti in circolazione, come è facilmente intuibile, e meno sicurezza può esserci. Organici sotto la soglia minima richiesta che spiccano anche a livello carcerario. Qui la situazione, anche solo scorrendo la lunga lista di sigle sindacali critiche verso il governo e il ministero della Giustizia, è persino più grave di quella della Polizia di Stato. Il sindacato della penitenziaria Osapp ha chiesto direttamente al capo dello Stato, Sergio Mattarella, di “dichiarare lo stato di emergenza nelle carceri”, dato che “i detenuti spadroneggiano e il personale di polizia penitenziaria ha paura di svolgere il proprio servizio perché non sa al termine della giornata se rientrerà a casa” dichiara il vicesegretario Gerardo Romano. Del resto ci pensa la cronaca carceraria delle ultime 48 ore a fotografare la tragicità della situazione. Quattro rivolte, con centinaia di detenuti che si rifiutano – chi per il caldo, chi per le lenzuola che non vengono cambiate, e tutti per il sovraffollamento – di rientrare nelle celle. Con l’amministrazione penitenziaria costretta a richiamare in servizio i secondini a riposo per il fine settimana estivo e l’intervento persino dei reparti speciali. Questo fine settimana è stato il turno di Velletri, Biella, Regina Coeli a Roma e Terni. Per il Sappe, impegnato in prima fila nelle trattative per riportare all’ordine la situazione nella struttura umbra, il problema è la pessima gestione dei trasferimenti, con secondini trasferiti in altre regioni ma mai rimpiazzati in una regione che andrà al voto il prossimo autunno. La Uilpa-PP, in particolare, si sofferma sulla difficile situazione del noto carcere capitolino: 1130 detenuti con 600 posti disponibili, 350 guardie invece che 710. “Non si tratta di calamità naturali imprevedibili” afferma, rassegnato, il numero uno del sindacato penitenziario Gennarino De Fazio: “E non ci meraviglia che chi si trova al governo del paese o alla guida dell’amministrazione penitenziaria non abbia conoscenze delle dinamiche carcerarie”. Ciò che “ci sorprende è che queste figure si ostinino a non volere ascoltare chi ne sa più di loro. Ribadiamo – conclude – che in assenza di interventi efficaci e concreti, a breve resteranno solo macerie a coprire cadaveri”.

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