IL SILP CGIL IN EVIDENZA SU HUFFINGTON POST: INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE SILP CGIL

In Albania i resort, in Italia un mare di promesse mancate: il doppio standard del governo sulla Polizia

di Federica Olivo

Ancora polemiche per i 9 milioni spesi per gli agenti dei centri per migranti. Dal contratto alle carenze di organico, i problemi dei poliziotti in Italia. Colapietro (Silp): "Sono solo 80 euro a notte, il problema è l'intero piano Albania, un'operazione di facciata costosissima e senza benefici". Il governo tiene il punto: nei prossimi giorni ripartono i viaggi verso i Cpr italiani nel Paese di Rama

02 Novembre 2024 alle 14:47

“I soldi spesi in questa operazione di facciata, costosissima e senza benefici, avrebbero potuto essere investiti in altre direzioni. In particolare per migliorare la macchina, quella della Polizia, che fa fatica, da qualsiasi profilo la si voglia guardare”. All’indomani della polemica sui quasi nove milioni di euro che il Viminale ha messo in conto di spendere per il vitto e l’alloggio, in resort di lusso, dei poliziotti che dovranno presidiare l’ordine pubblico dei due centri per migranti in Albania, Pietro Colapietro, segretario del sindacato degli agenti Silp Cgil, tiene a fare una premessa: “Si tratta di soli 80 euro al giorno, per agenti che si trovano lontani da casa, che lavorano con lo spettro di tutta una serie di complicazioni organizzative, e che vedranno subito solo una minima parte del supplemento garantito in busta paga per la missione albanese”. Le strutture con cui il Viminale ha fatto il contratto, aggiunge il sindacalista, “sono state scelte anche perché vicine ai centri migranti”. Nessun dito puntato contro i colleghi, anzi. Dito puntato, però, contro le politiche migratorie del governo. Che è pronto a investire milioni in “un’operazione”, quella dei centri in Albania che, dice Colapietro, “parla alla pancia delle persone e che noi abbiamo criticato fortemente sin da subito”, ma che agli uomini e alle donne in divisa che operano quotidianamente in Italia fa solo promesse. E non le mantiene. L’elenco è lungo e a Colapietro non sfugge nessuna voce: “Abbiamo il contratto scaduto da oltre mille giorni e i soldi allocati non sono sufficienti a recuperare neanche un terzo dell’inflazione. Risorse così scarse mortificano la dignità degli agenti”. Quello del contratto è solo uno dei tanti problemi: “Con la finanziaria ci sarà il blocco parziale del turn over”, argomenta ancora il leader sindacale. Si riferisce al fatto che, secondo il progetto del governo, ogni quattro agenti che andranno in pensione entreranno solo tre nuove leve. Una notizia piuttosto angosciante per un corpo che ha già un deficit di organico di 10 mila unità. Per Colapietro quello degli organici è “un vero allarme, perché la carenza di unità potrebbe peggiorare nei prossimi mesi”. A questo si aggiunge lo spettro dell’aumento dell’età pensionabile e i ritardi nel pagamento degli straordinari: “I cento milioni stanziati - prosegue Colapietro - riguardano tutto il comparto e non sono sufficienti”. La premier, ricorda il segretario di Silp Cgil, “aveva fatto una promessa solenne. Dicendo, con un paragone molto infelice, che non era possibile che le ore di straordinario fossero pagate quanto il lavoro di una domestica”. L’indignazione, però, non è stata tradotta dalle parole ai fatti. O, almeno, non del tutto. A preoccupare molto il sindacato degli agenti sono anche i tagli, annunciati in manovra, al Viminale. Il ministero dell’Interno, come ogni altro dicastero, subirà delle sforbiciate nei prossimi tre anni che, è delle sigle sindacali è che possa risentirne il loro lavoro quotidiano. “Si fa sempre più fatica - conclude Colapietro - a svolgere le attività ordinarie, che sono quelle di prevenzione e di contrasto alla criminalità”. Intanto, nonostante le polemiche e il doppio stop della magistratura - che, lo ricordiamo prima non ha convalidato la permanenza in Albania dei 12 migranti che erano stati mandati lì e poi ha spedito il nuovo decreto che aumenta (sulla carta) i Paesi sicuri alla Corte di giustizia europea - il governo è pronto a far ripartire il progetto. La nave Libra della Guardia costiera, al momento a Messina, nella prossima settimana ricomincerà a fare salvataggi in mare. I migranti soccorsi - se uomini soli, non vulnerabili e non aventi diritto di forme più forti di protezione - saranno mandati a Gjader e Shengjin. L’ipotesi è che a mettersi in viaggio verso l’Albania saranno 60-70 persone. Molte di più, quindi, delle 12 riportate in Italia dopo il provvedimento del giudice di Roma. Il decreto del governo che estende per legge l’elenco dei Paesi sicuri non servirà, però, a prevenire nuovi ricorsi né decisioni sgradite da parte della magistratura. L’interpretazione prevalente, infatti, è che l’Italia non può decidere di classificare come sicuro un Paese che tale non è secondo l’Unione europea. Proprio per un possibile conflitto con la normativa Ue, il decreto è stato mandato da un magistrato di Bologna alla Corte di giustizia europea. Il governo ha deciso di non aspettare la pronuncia del giudice e proseguire dritto per la sua strada. Che, però, potrebbe essere ancora una volta piena di ostacoli. Legali e organizzativi.

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