Anche marito casalinga ha diritto a permessi per cura figli Consiglio Stato da' ragione a poliziotto che aveva fatto ricorso (ANSA) - ROMA, 25 SET - Anche il marito lavoratore di una casalinga ha diritto ai permessi giornalieri (un tempo chiamati d'allattamento) per la cura del figlio. Lo ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato in favore di un poliziotto cui il ministero dell'Interno aveva negato il diritto alla fruizione dei permessi a causa del fatto che la moglie non lavorava al momento della richiesta del beneficio. "Finalmente giustizia e' fatta", commenta il sindacato di polizia Silp-Cgil, che ha assistito il proprio iscritto nella battaglia legale. (ANSA).
NE 25-SET-14 13:32 NNNN Anche marito casalinga ha diritto a permessi per cura figli (2)
(ANSA) - ROMA, 25 SET - Il poliziotto, in servizio presso la questura di Genova, aveva chiesto il riconoscimento del diritto a fruire dei riposi giornalieri previsti dall'articolo 40 del testo Unico 151/2001 a partire dal compimento del terzo mese di nascita del figlio. La questura ha respinto la richiesta dell' agente ed il Tar - cui l'uomo si era poi rivolto - le ha dato ragione. L'appello e' arrivato quindi al Consiglio di Stato che ha ribaltato la pronuncia del tribunale amministrativo. L'articolo 40, argomenta il Consiglio di Stato, punta a "beneficiare il padre di permessi per la cura del figlio allorquando la madre non ne abbia diritto in quanto lavoratrice non dipendente e pur tuttavia impegnata in attivita' (nella fattispecie quella di casalinga) che la distolgano dalla cura del neonato". Il principio da rispettare, si legge nella sentenza, "e' quello della paritetica partecipazione di entrambi i coniugi alla cura ed all'educazione della prole". Ed e' "innegabile la circostanza - sottolinea - che costituisce il fondamento dell'istituto dei permessi giornalieri, della estrema difficolta' di cura della prole da parte anche della madre casalinga, specie laddove si ponga mente alle complesse esigenze di accudimento dei figli nel primo annodi vita". Dunque, secondo il Consiglio di Stato, "proprio perche' i compiti esercitati dalla casalinga risultano di maggiore ampiezza, intensita' e responsabilita' rispetto a quelli espletati da un prestatore d'opera dipendente, e' del tutto incongruo dedurne, come ha fatto il Giudice di primo grado, 'l'oggettiva possibilita', nel caso della lavoratrice casalinga, di conciliare la delicate e impegnative attivita' di cura del figlio con le mansioni del lavoro domestico'; laddove, invece, e' dato di comune esperienza che l'attivita' dalla stessa esercitata in ambito familiare spesso necessita, alla nascita di un figlio, di aiuti esterni (collaboratore/rice familiare e/o baby-sitter ), utilmente surrogabili, nel caso delle famiglie mono-reddito, proprio mediante ricorso al godimento dei permessi da parte dell'altro genitore lavoratore dipendente". "Alla luce di questa sentenza - commenta il segretario del sindacato Daniele Tissone - il Silp Cgil intende sostenere, su tutto il territorio nazionale, i propri iscritti ai quali l'Amministrazione neghi il diritto a fruire dei permessi giornalieri, diritto che oggi non sara' piu' agevole disconoscere". (ANSA).
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ANSA/ Anche marito casalinga ha diritto permessi cura figli Consiglio Stato accoglie ricorso poliziotto contro questura (ANSA) - ROMA, 25 SET - Fare la casalinga e' piu' impegnativo che essere una lavoratrice dipendente: anche il marito di una donna che non lavora ha dunque diritto al permesso giornaliero per accudire il figlio nel primo anno di vita. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato con una sentenza che ha accolto il ricorso di un poliziotto contro la questura di Genova. E' l'articolo 40 del Testo Unico 151/2001 a prevedere anche per il padre il riconoscimento del diritto a fruire dei riposi giornalieri a partire dal compimento del terzo mese di nascita del figlio. In base a questa norma, l'agente aveva fatto richiesta dei permessi, ma la questura glieli aveva negati ed il Tar aveva dato ragione a quest'ultima, sostenendo che l'attivita' domestica comprende anche la cura dei figli e dunque il poliziotto non aveva diritto ai permessi per badare al proprio bambino. Ora il Consiglio di Stato ha ribaltato la pronuncia del tribunale amministrativo. L'articolo 40, argomentano i giudici di Palazzo Spada, punta a "beneficiare il padre di permessi per la cura del figlio allorquando la madre non ne abbia diritto in quanto lavoratrice non dipendente e pur tuttavia impegnata in attivita' (nella fattispecie quella di casalinga) che la distolgano dalla cura del neonato". Il principio da rispettare, si legge nella sentenza, "e' quello della paritetica partecipazione di entrambi i coniugi alla cura ed all'educazione della prole". Ed e' "innegabile la circostanza - sottolinea - che costituisce il fondamento dell'istituto dei permessi giornalieri, della estrema difficolta' di cura della prole da parte anche della madre casalinga, specie laddove si ponga mente alle complesse esigenze di accudimento dei figli nel primo anno di vita". Dunque, secondo il Consiglio di Stato, "proprio perche' i compiti esercitati dalla casalinga risultano di maggiore ampiezza, intensita' e responsabilita' rispetto a quelli espletati da un prestatore d'opera dipendente, e' del tutto incongruo dedurne, come ha fatto il Giudice di primo grado, 'l'oggettiva possibilita', nel caso della lavoratrice casalinga, di conciliare la delicate e impegnative attivita' di cura del figlio con le mansioni del lavoro domestico'; laddove, invece, e' dato di comune esperienza che l'attivita' dalla stessa esercitata in ambito familiare spesso necessita, alla nascita di un figlio, di aiuti esterni (baby-sitter), utilmente surrogabili, nel caso delle famiglie mono-reddito, proprio mediante ricorso al godimento dei permessi da parte dell'altro genitore lavoratore dipendente". "Alla luce di questa sentenza - commenta Daniele Tissone, segretario del sindacato di polizia Silp Cgil, che ha assistito l'agente nell'iter legale - intendiamo sostenere su tutto il territorio nazionale, i propri iscritti ai quali l'Amministrazione neghi il diritto a fruire dei permessi giornalieri, diritto che oggi non sara' piu' agevole disconoscere".
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