“Emergenza umanitaria: il vuoto di direzione e di risposta politica determina “un'imbuto” istituzionale che mette sempre più al centro e in prima linea le forze dell'ordine.”

“L'emergenza profughi”, circa 42600 persone ufficialmente sbarcate da inizio anno, sta mettendo a dura prova apparati e lavoratori con previsioni poco confortanti alla luce dell'approssimarsi della  stagione estiva.

A ciò va sommata la tensione registratasi stamani al confine italo-francese, dovuta allo sgombero di una parte dei profughi accampati nei giardini e nella piccola pineta a ridosso della scogliera ventimigliese.

Polizia e Carabinieri hanno sgomberato una cinquantina di profughi che dormivano nelle aiuole a Ponte San Ludovico ed i migranti fermi da qualche giorno sugli scogli dei Balzi Rossi, a pochi passi dal confine con la Francia.

Tensione assicurata in quanto che, i migranti, non avevano alcuna intenzione di lasciare la loro posizione, il bilancio, per ora, è di alcune  contusioni e ferite lievi tra gli agenti e chi si opponeva al trasferimento alla stazione ferroviaria di Ventimiglia.

Mediatori culturali, Croce Rossa, volontari e forze dell'ordine stanno facendo quanto possibile ma si tratta, “sempre e solo dei soliti noti” a cui si affida un dramma umanitario che sta assumendo proporzioni sempre più vaste e inquietanti.


Non mi appassiona analizzare le motivazioni che hanno portato allo sgombero, siano esse state di natura igienico-sanitaria o di ordine pubblico; quello che voglio mettere in luce, ancora una volta, è l'assenza di un quantomai necessario piano nazionale per l'emergenza in atto nonché il disinteresse se non il totale atteggiamento di chiusura di politici che rappresentano le istituzioni vedasi la posizione espressa dal presidente Giovanni Toti, di deciso "no" a qualsiasi intervento umanitario.

Anche l'Europa, più volte da noi del Silp Cgil, individuata  quale “attore indispensabile” in una simile vicenda, pare cinicamente disinteressarsi al problema e non si hanno certezze circa gli esiti del prossimo vertice europeo.

Di sicuro l'atteggiamento messo finora in campo dai diversi partner europei non ha aiutato e continuare a “mettere la testa sotto la sabbia” equivarrà a lasciare, ancora una volta, da soli “i soliti noti” che, per capirci, sono coloro che, questa emergenza, la conoscono bene e la subiscono da anni attraverso sacrifici personali derivanti da turni massacranti, con trasferte di migliaia di chilometri, e cambi turni con orari improbabili compreso il rischio contagio.

Oltre ottocento uomini e donne in Sicilia presso i Cie, un'ottantina a Ventimiglia nonché al confine con il Brennero e, tanti altri, nei pressi della Stazione Termini, a Tiburtina e Milano Centrale dove sono ammassate, in queste ore, centinaia di persone; questa è la realtà e questi sono gli unici attori che, insieme ai volontari e alle associazioni umanitarie, la vivono di persona.



Non fa altresì notizia sapere che tali operatori vegliano, da anni,  presso un punto di controllo sanitario oppure, sul confine, in mare o dove è presente un presidio di qualsiasi genere per casi di necessità.
Fa notizia, invece, la carica ai 13 giovani neofascisti francesi, di Generation Identitaire contrari a qualunque forma di accoglienza sul confine che protestavano contro gli “africaine”, caricati e rispediti indietro dalla polizia italiana come sta facendo notizia lo sgombero odierno.
Certo che questo gruppo di emigranti aggrappati agli scogli, come naufraghi, dopo una notte di pioggia, riparati con i sacchi neri della spazzatura e i teli d'argento forniti dalla Cri spaventano il nostro immaginario e fanno venir meno le nostre certezze.
Anche qui ognuno si gioca la propria partita o il proprio interesse.  Di certo le donne e gli uomini che indossano una divisa fanno anche loro parte di questo dramma vuoi perché si trovano in prima linea o perché, a causa del continuo stato emergenziale con cui si affrontano i problemi nel nostro Paese, è “gioco forza” registrarne la presenza.
Di sicuro un tale impegno esiste e continuerà nel tempo vedendoci, ancora una volta, impegnati su questo delicato versante. Rammarica, però, che un tale vuoto direzionale e di risposta politica determini una condizione di “imbuto” che vede, in prima linea, le forze dell'ordine.

Purtroppo, tutto quello che non viene trattato politicamente o amministrativamente costituisce materia per le forze dell'ordine, i cui costi sono superiori rispetto all'assicurare, predisponendo una trattamento dignitoso per la persona, soluzioni che scaturiscono da appropriate decisioni razionali.
Sento infine il dovere di concludere con l'osservazione che non è  accettabile che un Paese dell'Europa occidentale sensibile, da sempre, a richiami etici e umani li stia oggi vergognosamente obliterando in tal modo.

Roma, 16 Giugno 2015          

                            Il Segretario Generale SILP CGIL Daniele Tissone
 

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