Daesh 3.0 e la polizia italiana: intervista a Daniele Tissone
La terza intervista della raccolta "Lupo Artico" vede l'intervento di Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil. Mentre il portavoce dell'operazione Inherent Resolve John Dorrian ha da poco dichiarato i progressi crescenti delle forze irachene per la liberazione di Mosul, in Italia continua il presidio del territorio con l’attenzione costante delle forze dell’ordine. Dal 29 Giugno 2014 ad oggi Daesh si e' evoluto rendendo sempre piu' sofisticate le sue strategie. Si tratta dunque di un fenomeno che necessita di studio costante al fine di comprenderne i processi evolutivi: - dichiara Tissone a La Voce d’Italia. - L'Italia ha dovuto fronteggiare molte volte nella sua storia l'estremismo violento e il terrorismo registrando successi decisivi. In che modo si sta muovendo la polizia per tener testa al nuovo terrorismo di matrice islamista? La polizia italiana credo si possa dire che abbia fatto tesoro dell'esperienza nata durante gli "anni di piombo" e, ancor prima, nella lotta a fenomeni quali il banditismo, i sequestri di persona e la criminalita' organizzata. Ciononostante siamo in presenza di un fenomeno ancora nuovo e poco conosciuto che ha dell'imprevedibile sia dal punto di vista degli obiettivi sia per la variegata galassia che si ispira ad esso. Oggi la polizia si muove soprattutto sul fronte della prevenzione e i nostri esperti di antiterrorismo sono sicuramente tra i piu' preparati al mondo. Ma non basta. Da tempo denunciamo la necessita' di rafforzare l'intelligence e di investire in formazione.

- Tra i fenomeni che si riportano sotto i nomi di foreign fighters, returnees, homegrown, lupi solitari, quale pensa che sia il piu' preoccupante?

Sono tutti preoccupanti. Quello forse piu' difficile da monitorare e da contrastare e' quello degli emulatori perche', non esistendo una vera e propria rete costituita da cellule organizzate, puo' rivelarsi il piu' imprevedibile. È un fenomeno che puo' colpire ovunque e con qualsiasi modalita'. Penso agli episodi di Nizza e a quello tedesco dove la tecnica adottata ha in parte sorpreso le forze dell'ordine. Gli altri possibili attentatori direi che preoccupano per il loro addestramento e per il fatto di essere gia' stati operativi nei teatri di guerra.

- Quali sono i mezzi piu' efficaci di contrasto al terrorismo e quanto dista il dibattito concettuale teorico dalle azioni di natura operativa?

Conoscenza e analisi sempre aggiornate sul fenomeno sono alla base delle attivita' di prevenzione e repressione. A queste attivita' vanno affiancati strumenti giuridici nuovi come avvenne ai tempi della lotta al crimine organizzato e al terrorismo politico ma, soprattutto, servono risorse e maggiore formazione del personale in divisa. Personale che non deve trovarsi impreparato nel combattere tali minacce.

- Quanto e' importante la percezione di sicurezza dei cittadini in questo momento e a quali livelli percentuali si stima?

La percezione e' importante perche' allontana la paura, basti pensare a che significato ha la parola “terrorismo” sul vocabolario. Non bisogna far cambiare abitudini alle persone, ma questo certo non basta a combattere fenomeni insidiosi e imprevedibili come quello attuale. Direi che le azioni come quella di San Donato Milanese portano a un innalzamento di tale percezione perche', diciamocelo, un attentato sventato o l'arresto di un potenziale terrorista passa decisamente piu' inosservato di un conflitto a fuoco nel quale perde la vita un attentatore come Amri.

- Se doveste realizzare una campagna di sensibilizzazione per prevenire l'adesione di nuovi adolescenti alla causa di Isis, che cosa direste loro?

Che esiste una differenza abissale dall'Islam che professa pace rispetto a chi fomenta o alimenta azioni terroristiche in nome di un qualsivoglia fondamentalismo religioso. Qui devono intervenire piu' soggetti, in base ai diversi ruoli: dalle famiglie, alla scuola, ai centri islamici perche' questo e' il tema dell'educazione. Parimenti non si devono “ghettizzare” le nuove generazioni fornendo alibi a chi potrebbe negativamente utilizzarle un domani.

- Quali sono le attuali leggi per la prevenzione e il contrasto del terrorismo? Abbiamo un quadro normativo complesso e in evoluzione. Segnalo, in particolare, le modifiche normative che interessano le figure degli addestratori, dell'addestrato e dell'arruolatore, inserite negli articoli 270 quater e quinqies e quater 1 del vecchio 'decreto Pisanu', che prevedono, ai fini della punibilita', “l'aver posto in essere atti concreti con finalita' di terrorismo”. Ci sono, inoltre, le nuove funzioni affidate dal legislatore al Servizio di Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, ex articolo 2 del decreto legge 7/2015, con nuovi compiti e poteri in ordine alla gestione e all'aggiornamento di apposite 'black list' dei siti utilizzati, anche, con finalita' di terrorismo internazionale nonche' per i compiti settoriali di “diverso profilo investigativo”. Un aggravio di compiti, voglio sottolineare, che devono portare il Viminale a rivedere la discutibile idea di tagliare i presidi della Postale.

- Quali azioni effettua la polizia affinche' non si instauri quello stato attentivo-cognitivo di allerta costante che il terrorista vorrebbe instillare nella gente?

Un controllo piu' capillare e attento del territorio con il presidio costante di obiettivi sensibili non contribuisce in termini di prevenzione e percezione della sicurezza. Cio' e' sintomo di scoraggiamento anche da parte dei possibili attentatori ma, ovviamente, non basta. Ribadisco un tema centrale per noi del Silp Cgil: si deve investire di piu' nella formazione, nell'aggiornamento e nell'addestramento del personale.

Cosa si fa in tema di prevenzione della radicalizzazione?

Qui non possiamo dare una risposta che riguardi solo il versante repressivo o preventivo. Le forze dell'ordine possono fare molto, vedasi il ruolo della polizia delle telecomunicazioni che oltre ai monitoraggi in rete puo' oscurare siti web. Nel caso specifico serve un'azione che compete, per esempio, alle comunita' interne che non devono far avvicinare i propri giovani ai luoghi nei quali si teorizzano ideologie estremiste. Credo anche che le comunita' autoctone locali debbano aiutare queste comunita' che da qualche anno sono presenti nel nostro Paese e che, in moltissimi casi, contribuiscono al suo sviluppo. -

Parlando di immigrazione, quanto concorda sul fatto che il miglioramento delle condizioni economiche, sociali e politiche nei paesi d'origine possa diminuire considerevolmente situazioni irregolari e di esclusione sociale?

Gia' il fatto che in quelle regioni possa intravedersi un futuro senza guerre e instabilita' mi pare un ottimo inizio. Dopodiche', se intervenissimo di piu' sul versante sociale di questi Paesi, offrendo loro collaborazione e aiuto reale tesi al miglioramento delle condizioni di vita di quei popoli, avremmo fatto moltissimo anche per cio' che riguarda i temi migratori. Si ringrazia il direttore Massimo Montebove per la co-realizzazione dell’intervista.

Antonella Marchisella

Vai all'articolo clicca QUI



Le mie interviste clicca QUI

VI Congresso Nazionale Silp CGIL
Speciale 20 anni SILP CGIL
Convenzioni SILP
SILP Telegram
Questo sito utilizza cookie per le proprie funzionalità. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca questo link. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.