#riordinosimanoncosi
Le bandiere della Cgil con i lavoratori della Polizia di Stato e Penitenziaria. Sit-in davanti a Montecitorio: Tissone (Silp): penalizzati donne e uomini in divisa che operano per la nostra sicurezza


Fa un certo effetto, in positivo, vedere i lavoratori della polizia di Stato e quelli della polizia penitenziaria manifestare davanti a Montecitorio. Certo si stanno battendo per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, che non sono delle migliori. Basterà dire che da otto anni sono in attesa del rinnovo del contratto di lavoro, come tutti i dipendenti pubblici. Hanno per controparte uno Stato che dovrebbe essere con loro, nel rispetto dei ruoli, perché proprio a questi lavoratori è affidata la sicurezza dei cittadini, i quali hanno il diritto di avere servizi migliori. Verrebbe da dire, per esempio, mezzi  e dotazioni  all’altezza dei compiti che vengono affidati alle forze di polizia. Fa effetto anche perché spetta a queste donne e a questi uomini un compito molto difficile in un momento in cui la paura dell’altro, del migrante in primo luogo, sembra diventata il tratto che caratterizza gli abitanti delle nostre città, delle campagne in particolare, dei piccoli centri. I media ci mettono del loro. Forze politiche, la Lega in primo luogo, conducono una campagna all’insegna dell’uso delle armi come difesa personale. Il caso del ristoratore che ha sparato e ucciso  chi si era introdotto in casa sua per derubarlo, aggredirlo, diventa un “ esempio” di legittima difesa. Il morto è un giovane rumeno di 33 anni. Il paese è Gugnano, 300 abitanti una frazione del comune lombardo di Casaletto Lodigiano.  Il titolare dell’Osteria dei Amis, anche tabaccheria, ha spiegato agli inquirenti che gli è partito un colpo dal fucile. Ora è indagato per omicidio volontario. Ha avuto la solidarietà di tutto il paesino. Giornali, televisioni, radio hanno  rilanciato, la parola paura è entrata nelle nostre case. Il capo della Lega, Salvini, è andato direttamente all’osteria a portare la solidarietà.

Guardando i poliziotti che manifestavano davanti a Montecitorio il pensiero immediatamente ha rimbalzato all’episodio di Gugnano, alla parola “paura” che si sta diffondendo. Perché il compito di garantire la nostra sicurezza è affidato a queste donne e questi uomini che hanno come controparte un governo ostile, indifferente se volete. Ci sono voluti mesi e mesi perché il governo decidesse uno stanziamento, seppur insufficiente, un primo intervento. Ma, insieme, arriva il decreto firmato dalla ministra Madia che non risponde in alcun modo alle esigenze della Polizia di Stato e della Polizia penitenziaria.

La mobilitazione proseguirà nei prossimi giorni per cambiare il decreto Madia

Dopo le manifestazioni di due settimane fa davanti alle questure di tutta Italia, il Silp Cgil e la Fp Cgil Polizia penitenziaria hanno promosso il sit-in davanti a Montecitorio. Scopo della manifestazione la modifica del decreto della ministra Madia sul riordino delle carriere delle diverse forze di polizia, problema che riguarda l’organizzazione del lavoro che, nel  caso,  determina direttamente la sicurezza dei cittadini. Il testo è ancora all’esame del Parlamento, della Conferenza Stato-Regioni e del Consiglio di Stato. C’è tempo, se c’è la voglia, per apportare quei cambiamenti che Silp e Fp Cgil chiedono con il supporto delle manifestazioni dei lavoratori. La mobilitazione, dice Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil, proseguirà nei prossimi giorni “al fine di correggere, modificandoli, quegli aspetti che penalizzano donne e uomini in divisa e che compromettono la realizzazione di equo riordino tra le diverse forze di polizia come all’interno dei diversi ruoli e qualifiche della stessa Polizia di Stato. Nei prossimi giorni verranno calendarizzati appositi appuntamenti con le forze politiche al fine di aprire un confronto che porti a sostanziali cambiamenti del Decreto Madia”. Tissone e Salvatore Chiaramonte, segretario della Fp Cgil, Polizia penitenziaria, in una nota congiunta giudicano “l’attuale impianto del Decreto Madia inadeguato a riconoscere le aspettative professionali delle donne e degli uomini in divisa, le esigenze di rinnovamento degli apparati della sicurezza del Paese nonché il diritto, per i cittadini, ad usufruire di servizi migliori. Si apra a questo punto una reale interlocuzione – proseguono i sindacalisti -, tesa ad intervenire, modificando nei fatti e concretamente, i contenuti del decreto stesso. La riuscita manifestazione ha inoltre ribadito la necessità di aprire, immediatamente, il confronto per il contratto di lavoro scaduto da oltre otto anni”.


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