“Il Primo Maggio è la Festa di tutti i Lavoratori, anche dei poliziotti che chiedono, solamente, maggiore dignità e risorse per la sicurezza dei cittadini."

Quella del “poliziotto” è una professione particolare.
Si sa che, nel corso della sua carriera il poliziotto che arresta o che semplicemente aiuta le persone giorno dopo giorno, diventa un contenitore di centinaia di storie che arrivano direttamente dalle persone che incontra nel proprio “cammino professionale”.
Siamo inoltre consapevoli del fatto che il poliziotto deve soddisfare il bisogno di sicurezza dei cittadini e che questo è un bisogno primario dell’uomo e dell’intera società tanto da  considerare la nostra “professione di aiuto” di primario interesse per l'intera collettività.
Una professione non facile la nostra sia se la si esercita nel perimetro di legno di una scrivania o tra la persone con il lavoro di ogni giorno, sulle Volanti, sulle auto della Stradale, nelle Stazioni Ferroviarie, a bordo dei natanti oppure nello svolgimento di “delicati compiti di indagine o investigativi”.
Il poliziotto, per sua natura,  è abituato ad obbedire al sacrificio - anche di se stesso -, non può scioperare, sa che indossare la divisa della Polizia comporta servire il Paese in un sempre più delicato e insostituibile ruolo pubblico che richiede professionalità, doti di equilibrio, grande responsabilità.
Un ruolo “chiave” quello delle forze di polizia del nostro Paese che vorremmo venisse riconosciuto maggiormente attraverso paghe dignitose,  con una vera e costante formazione, aggiornamenti, dotazioni di mezzi e strumenti idonei per la nostra attività quotidiana.
Tutto questo a fronte dei doveri e delle responsabilità di chi esercita un lavoro particolarmente stressante tipico di chi svolge funzioni di così elevata responsabilità.
Ciò dovrebbe essere un obbligo che va rispettato ma che, nei fatti, ci viene costantemente negato.
Durante questo I^ Maggio dedicato a tutti i lavoratori, noi compresi, desidereremmo, pertanto, un repentino cambio di passo da parte di chi ci governa, che valorizzi il lavoro delle donne e degli uomini che, ogni giorno, servono questo difficile Paese spesso in situazioni che superano il limite dell’accettabile, ma che continuano a fare, tutto ciò, nonostante tipologie di turni che accrescono patologie di ogni tipo, con un turn-over che ci ha inesorabilmente invecchiati e che ci fa lavorare di più pur essendo sempre di meno.
Basta quindi parlare sempre di spending rewiew, unica strada per far quadrare i conti, non si possono tagliare  servizi primari quali la Sicurezza, valore aggiunto per una Legalità che non può essere solamente a parole.
Siamo reduci da un'iniziativa in cui, per la prima volta, si parla degli aspetti logoranti dello stress cronico a cui andiamo incontro con il tempo o degli orari di lavoro non adeguati, un'esperienza importante che la nostra organizzazione ha avuto la sensibilità di saper affrontare con serenità e senza remore.
Una questione cruciale che ha ricadute certe sull'organizzazione del lavoro, aspetto da troppo tempo trascurato al nostro interno.
Da qui l'osservazione che, anche al nostro interno, occorra sempre più una sempre maggior consapevolezza circa la dignità del nostro lavoro e degli strumenti atti a riconoscercela, il tutto in controtendenza con gli stereotipi negativi di chi alimentata una visione corporativista del nostro lavoro.
Il nostro ambizioso progetto, lo conoscete, è infatti quello di migliorare le condizioni di vita del nostro personale attraverso la rivendicazione di un contratto che porti ad uno stipendio adeguato all’impegno, al miglioramento dei rapporti con la società intera compresi quelli sempre più spesso difficili con i nostri cari che pagano il prezzo della particolarità del nostro lavoro.

Purtroppo si preferisce ancora non parlare di disagio, della rabbia cronica o dei sensi di colpa o, ancora, del suicidio dei tanti colleghi, una politica dello struzzo che provoca solamente danni in un ambiente, il nostro,  dove la meritocrazia è ancora un obiettivo lontano da raggiungere.
Per questo serve, oggi più che mai, un legittimazione reale al personale per troppo tempo privato di gratificazioni e da una progressione in carriera effettivamente appagante ad iniziare dalla base con concorsi banditi regolarmente per tutti i ruoli senza più accumulare ritardi che hanno oggi inevitabilmente intaccato il morale degli interessati nonché la funzionalità degli apparati.
Ciononostante, in simili difficili situazioni, il poliziotto deve dare  l’immagine della persona sicura di sé, equilibrata, serena e con le emozioni perennemente sotto controllo.
Nel tempo, con la concezione ragionieristica che ha visto la Sicurezza come una delle tante voci da tagliare, per le Forze dell’Ordine e per la Polizia di Stato in particolare il problema si è aggravato. Oggi sappiamo che necessitano investimenti urgenti tali da invertire il processo in un settore da troppo tempo sofferente e debilitato.
Il nefasto blocco del turn over al 55% sta infatti producendo danni gravi quanto irreparabili, l'età media vertiginosamente in crescita va arrestata attraverso concorsi dalla vita civile che interrompano, una volta per tutte, la modalità attuale che prevede l'assegnazione di personale dal solo mondo militare.
Servirebbe oggi più coraggio da parte della politica, anche alla luce delle nuove minacce in atto, poiché la diminuzione generalizzata degli organici (oltre 12.000 unità in meno per la sola Polizia di Stato rispetto a quelle previste), con un vistoso quanto preoccupante innalzamento dell’età media dei singoli operatori che si aggira intorno ai 45 anni, è una prerogativa che non mette, di certo, le forze dell'ordine in condizione di poter lavorare al meglio.


I Poliziotti, credetelo oppure no, desiderano semplicemente di poter lavorare al meglio, sentirsi trattati con dignità in ogni momento della loro vita lavorativa e con una maggiore attenzione verso i loro problemi quotidiani.

La  retorica mettiamola quindi da parte, almeno per oggi.  Ciò che noi tutti auspichiamo è il mantenimento dei nostri diritti e condizioni di vita e lavoro consoni al nostro lavoro e a questa società a cui apparteniamo e che ci sentiamo di dover salvaguardare al meglio consapevoli del ruolo democratico da noi esercitato che significa essere al servizio della collettività ad iniziare dai più indifesi e dai più deboli che sono i primi a pagare il prezzo imposto dai tagli e dalla scarsità di risorse.

Buon I^ Maggio a tutti i noi e a tutti i lavoratori.


Roma, 1 Maggio 2016                                     Editoriale di Daniele Tissone

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