Perché migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli operatori di Polizia equivale a migliorare gli standard di sicurezza per i Cittadini.
Rispondiamo subito a questa domanda dicendo che la cosa costituisce il rovescio della stessa medaglia nell'identico modo rispetto ai temi della Legalità e della Giustizia spiegandone subito il perché.
Se è vero, come è vero, che le professioni di aiuto necessitano di un "contatto" tra chi ha uno specifico bisogno e tra chi possa fornire una risposta a quel bisogno si comprende, immediatamente, lo stretto legame che intercorre tra gli operatori della sicurezza e i cittadini.
Per fornire un aiuto e' necessario, in primis, comprendere le difficoltà altrui e qui si gioca un ruolo importante sotto l'aspetto motivazionale che rimanda ad una specifica quanto idonea formazione del personale.
La formazione nelle "relazioni di aiuto" è fondamentale come è fondamentale per chi svolge una professione, quale la nostra, che ha aspetti delicatissimi ed un elevato grado di potenziale esposizione allo stress.
Saper ascoltare, capire, osservare, intervenire prontamente e nel modo giusto al fine di non mettere in pericolo l'incolumità delle persone sono tutte le caratteristiche di una professione che è continua “24 ore su 24” che espone a sindromi logoranti come, per esempio, il Burnout.
Si passa quindi ad affrontare il delicato tema della prevenzione, da poco operativamente introdotta nei nostri ambiti, che ha il compito di mantenere stabili le condizioni emotive degli operatori anche in presenza di situazioni difficilissime durante le quali la "risposta" può riassumersi, anche, nel dovere-sapere "gestire l'ingestibile".
Senza contare le sempre maggiori responsabilità e gli aumentati carichi di lavoro che accrescono nuovi e sempre maggiori rischi; questa è la realtà delle donne e degli uomini che vestono un'uniforme, situazione che si riverbera sia nella vita lavorata che in quella privata.
Una professione come questa, al pari di una fede, adesione o appartenenza va corroborata con contenuti alti che vanno mantenuti vivi tra il personale attraverso spinte motivazionali e aggiornamenti costanti tesi a far crescere le persone con un progetto di professionalità, valori, aspettative e di dignità delle funzioni, troppo spesso negate nel corso della carriera lavorativa individuale nonostante sacrifici e impegno quotidiani.
Così, nel bilancio che si trae tra aspetti positivi e negativi di questa professione, ricordiamo le cause che contribuiscono ad aumentare le quotidiane difficoltà del poliziotto quali: orari di lavoro massacranti, retribuzione stipendiale e accessoria inadeguata, mancanza di sicurezza sul luogo di lavoro, sfiducia dei cittadini, sono solamente alcune delle situazioni che, a lungo andare, prevalgono sugli aspetti positivi che annoverano il lavorare con le persone, la percezione di aiuto o la sicurezza del posto di lavoro.
In sintesi, se è vero che questa professione viene considerata, in assoluto, la più esposta a rischi di ogni genere, il non favorirne la crescita individuale e di gruppo con una organizzazione del lavoro non all'altezza del compito che non disponga delle necessarie quanto idonee risorse sia individuali che organizzative tese a facilitare il servizio significa, in sostanza, abbassare lo standard della sicurezza proposta con un duplice danno che non si limita, purtroppo, ai soli fruitori di questi servizi.
E' perciò inevitabile ragionare sulla necessita di assicurare sempre e al meglio un simile bene primario quale quello della sicurezza dei cittadini ma, per farlo, occorre aumentare ogni tipo di risorsa utile al suo conseguimento sia che riguardi i singoli operatori, le infrastrutture, la tecnologia o i mezzi.
Investire: ecco la parola magica che consentirà a tutti un reale miglioramento sul versante della sicurezza nel nostro Paese, ovviamente con percorsi virtuosi tendenti a ridurre inefficiente e sprechi ma sempre con l'obiettivo di centrare il problema rendendo le forze di Polizia sempre più capaci di fronteggiare, al meglio, ogni tipo di insidia potenziando ogni singolo ambito dall'intelligence fino al delicato profilo preventivo-repressivo attraverso un'organizzazione del lavoro sempre meno burocratizzata o legata a schemi operativi non più in linea con le nuove esigenze operative anche alla luce delle nuove minacce internazionali.
Colmare tali profonde storture, frutto di errori o sottovalutazioni è un dovere della politica come è compito del sindacato far emergere le contraddizioni che, se superate e risolte, produrrebbero risultati importanti.
Non passa infatti giorno che il Silp Cgil esprima il proprio punto di vista in relazione:
al riconoscimento vero del merito, stimolo essenziale per gli individui che sempre più sentono importante, a fronte di nuove responsabilità e doveri, il proprio lavoro con profili di carriera altrettanto significativi e non virtuali;
al diritto a conseguire una retribuzione complessiva che compensi disagi, sacrifici, rischi e difficoltà quotidiane per una dignità della persona e dei suoi familiari;
al diritto di poter lavorare in sicurezza, nel decoro di uffici e ambienti salubri e funzionali (anche per l'utenza) con dotazioni di mezzi e tecnologie indispensabili per poter svolgere, al meglio, il proprio lavoro;
al diritto ad una pensione dignitosa con una previdenza complementare che riduca i negativi effetti derivanti dal neo sistema contributivo;
giungere ad una sburocratizzazione del sistema ammodernando gli attuali istituti ultra decennali estendendo e non comprimendo i diritti del personale rispetto, anche, a mobilità, assistenza e cure;
prevedere sempre maggiori servizi per il personale e i familiari;
incentivare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio in un'ottica di servizio verso i più deboli e nelle aree più degradate; incrementare le attività di intelligence fornendo strumenti al passo con i tempi con una formazione professionalmente alta;
addivenire al trasferimento del disbrigo delle pratiche amministrative concernenti il rilascio dei permessi di soggiorno a soggetti diversi dalla Polizia di Stato, situazione che "impegna", distogliendole, oltre seimila unità nel Paese;
procedere alla unificazione delle forze di Polizia a competenza generale in un solo organismo come avviene già negli altri Paesi sotto l'egida di un dicastero civile come il ministero dell'interno;
fornire al cittadino un numero sempre maggiore di front-office con più informazione e servizi in stile anglosassone riducendo, sempre più, la lontananza tra le forze dell'ordine e la società;
incrementare i progetti che vedono la partecipazione degli operatori della sicurezza presso le scuole, circoli e associazioni per mettere sempre più a contatto forze dell'ordine e fasce deboli della società;
prevedere una specifica formazione aperta tesa ad affrontare i conflitti con l'introduzione della nonviolenza nella formazione delle forze dell'ordine;
incentivare, nella società, la “conoscenza” delle istituzioni di Polizia, del loro personale, dei compiti a loro affidati in un'ottica tesa a migliorare il rapporto cittadino-operatori.
Di certo, con queste elencazioni, mi rendo conto di essermi dimenticato sicuramente qualcosa, ciononostante possiamo partire da questa analisi comprensiva delle criticità che la contraddistingue per poter gettare le basi per un “nuovo patto tra cittadini e operatori della sicurezza” consapevoli che i problemi dei primi sono, anche, i problemi di chi svolge un'attività complessa, delicata e spesso ancora oggi poco conosciuta che merita, però, della dovuta attenzione nell'interesse generale della società intera.
Roma, 5 Luglio 2016
Editoriale di Daniele Tissone Segretario Generale Silp Cgil
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