La Festa del Lavoro e dei Lavoratori, che non a caso Cgil, Cisl e Uil celebrano ad Assisi, quest'anno ci ricorda fortissimamente l'esigenza e la volontà di pace, perché una guerra insensata si sta svolgendo nel cuore dell'Europa. Il Primo Maggio ci ricorda anche il sacrificio quotidiano di tutti coloro che svolgono una professione onesta per vivere e per portare a casa uno stipendio, spesso insufficiente e indecoroso. Dal 1944 ad oggi abbiamo avuto, nella sola Polizia di Stato, già Corpo delle guardie di pubblica sicurezza, oltre 2.000 caduti per servizio. Ogni anno sono migliaia gli agenti che restano feriti, spesso in modo grave. Questi morti, questo sangue, gridano da sempre giustizia. E chiedono a chi ha responsabilità politiche e di governo una sola cosa: non toglieteci anche ciò che abbiamo di più caro dopo la vita; non toglieteci la nostra dignità. Oggi come ieri ciò che auspichiamo e ciò per cui lottiamo è il mantenimento dei nostri diritti e condizioni di vita e professione consoni al nostro lavoro. Consapevoli come siamo del ruolo democratico da noi esercitato che significa primariamente essere al servizio della collettività, ad iniziare dai più indifesi e dai più deboli.

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